Lo spirito e la lettera. A proposito della mozione che chiede il consumo zero di suolo.
Pubblichiamo la dichiarazione di voto di Giorgio Osti per il gruppo consiliare della lista Gaffeo alla “mozione sul consumo di suolo zero” della minoranza.
La mozione verrà respinta per alcune ragioni, in buona misura già richiamate da altri consiglieri, ma che conviene ribadire.
La motivazione principale del voto contrario sta nel fatto che la mozione confonde due piani, quello dei principi e quello delle procedure che le amministrazioni si sono storicamente date per realizzare i propri fini. La confusione fra i due piani potrebbe anche essere voluta; questo in politica è lecito dato che lo scopo è la conquista del consenso. E questa mozione un certo successo lo ha avuto, ma ad un caro prezzo: quello di confondere il piano dell’ispirazione con quello dell’operatività, l’utopia con la norma. Lo ‘spirito’ della mozione, la sua ispirazione ideale è condivisibile al 100%; la ‘lettera’ ossia le precise norme che regolano l’uso del suolo lascia molto perplessi. Porta a conseguenze nefaste sul piano politico ed economico e non risolve la questione ambientale.
Il varo di una norma che riduce a zero il consumo di suolo nel Piano di Assetto del Territorio (PAT) toglie qualsiasi spazio di manovra alla politica locale, alle sue competenze e alla peculiarità del territorio. Rovigo è un raro caso in cui l’urbanizzazione (comunque la si giudichi) non ha prodotto una saldatura fra la città e le sue frazioni. Ora questo, con il senno di poi può essere considerato un vantaggio, a patto che venga pianificato adeguatamente. Il consumo di suolo zero invece è una mannaia che blocca il territorio nel suo assetto attuale, non certo buono. Ad es. la mia frazione, Grignano, ha bisogno di crescere per preservare un numero di abitanti e servizi adeguato. Si dirà usiamo l’esistente che è abbondante e semivuoto. Giusto, ma questo incontra enormi rigidità: la vecchietta che abita in una casa enorme, non posso cacciarla per fare tre appartamenti, e poi diciamocelo a volte conviene abbattere il vecchio, magari rinaturalizzarlo e costruire altrove. Questo lo puoi fare se hai dei margini di flessibilità ossia del terreno di riserva da un’altra parte.
A maggior ragione questo vale per altre frazioni e per il comune nel suo complesso. Quindi l’astratta nozione di consumo zero va sostituita con una pianificazione attenta e moderata del territorio, immaginando anche espansioni industriali e residenziali purché concepite con criteri di sostenibilità ambientale rigorosissimi. Non si tratta infatti di bloccare nuove edificazioni, ma di pretendere che quelle nuove rispettino parametri anti-inquinamento e ad alto risparmio di energia. Se agissimo anche sulla mobilità sostenibile potremmo rivalutare l’edificazione di case sparse (come è stato il Veneto per secoli con la casa colonica) e il potenziamento delle periferie. Consumo zero per come è concepito nella mozione, ripeto accettabile sul piano ideale, diventa un grezzo e antistorico blocco della crescita delle nostre comunità.
Il comune di Rovigo non ha bisogno di norme-mannaia ma di progetti di sviluppo sostenibili ossia attrazione di imprese che rispettino il riciclo dei rifiuti (non rifiuti-zero che è impossibile), abitazioni nuove o riadattate che abbiamo un bilancio energetico positivo (casa attiva si chiama), una mobilità dolce che permetta di arrivare con biciclette da frazioni popolate al centro storico.
Sì certo, conosciamo la dottrina che dice che ponendosi un vincolo molto stringente (zero consumo di suolo) si scatena la creatività sul suolo già utilizzato. Ma perché doversi affidare ad una norma esterna e non fare invece a gara per attirare persone, imprese e progetti meritori? Perché rodersi in CC con il valore zero, invece che pensare a creare boschi urbani, giardini meno idrovori, campi più fertili e biodiversi? Su questo dobbiamo concentrare le nostre energie; una gara fra consiglieri di maggioranza e minoranza a proporre usi del suolo più intelligenti. Lo zero mortifica la nostra intelligenza.